
DJI elimina le No-Fly Zone per i droni in Italia
DJI elimina le No-Fly Zone: si tratta di un cambio epocale per il settore dei droni commerciali. Il colosso cinese, leader mondiale nella produzione di UAV, ha annunciato la rimozione del proprio sistema di blocco per le zone no-fly in Italia.

DJI elimina le No-Fly Zone per i droni in Italia: il sistema GEO aggiornato conterrà i dati della zona geografica UAS delle autorità aeronautiche nazionali.
La decisione segue di pochi giorni un analogo provvedimento negli Stati Uniti, segnando una nuova era nella gestione della sicurezza aerea per i droni.
La svolta negli Stati Uniti: un precursore per il mercato globale
Negli Stati Uniti, gli operatori hanno accolto la decisione di eliminare le restrizioni no-fly come un passo fondamentale verso una maggiore responsabilizzazione. DJI ha giustificato la mossa sottolineando che il settore è ora regolato da normative più avanzate e da tecnologie come il Remote ID, che offrono un controllo efficace senza limitazioni geografiche arbitrarie.
Comunità di piloti professionisti, aziende tecnologiche e associazioni industriali hanno spinto per questo cambiamento, segnalando come il sistema GEO spesso interferisse con le operazioni legittime, soprattutto in settori critici come la fotografia aerea, il monitoraggio ambientale e le ispezioni industriali.
DJI ha specificato che l’aggiornamento è parte di un piano per “migliorare la trasparenza e l’autonomia degli utenti”, confermando che gli operatori statunitensi saranno comunque educati attraverso notifiche e avvisi sui potenziali rischi. Numerosi esperti di settore hanno accolto con favore questa politica, vedendola come un modello da seguire anche in altri mercati internazionali.
DJI elimina le No-Fly Zone: la fine del sistema GEO
Dal 2013, DJI ha imposto un sistema chiamato GEO (Geospatial Environment Online), progettato per prevenire il decollo in aree sensibili come aeroporti, siti governativi e zone militari.
Fino ad oggi, i piloti di droni DJI hanno dovuto confrontarsi con un duplice sistema di limitazioni: da un lato le restrizioni ufficiali imposte dalle autorità aeronautiche nazionali, dall’altro quelle proprie del sistema GEO, che talvolta risultavano più stringenti e richiedevano autorizzazioni specifiche direttamente dall’azienda per poter operare in determinate aree.
“GEO è nato in un’epoca in cui i droni rappresentavano una tecnologia emergente e le normative erano ancora in fase di sviluppo,” ha dichiarato DJI in un comunicato. “Con l’evoluzione del settore, è tempo di responsabilizzare gli operatori, rendendoli direttamente responsabili del rispetto delle regole.”
Cosa cambia per i piloti italiani?
Con un semplice aggiornamento software, disponibile attraverso le app DJI Fly e DJI Pilot 2, le restrizioni proprietarie di DJI lasciano spazio a un nuovo approccio. Le precedenti zone rosse e blu che impedivano il decollo diventeranno “zone di allerta rafforzata”, mantenendo una funzione educativa ma senza bloccare fisicamente il drone.
Tuttavia, a differenza di altri Paesi europei come la Francia, dove le app DJI integrano automaticamente le mappe delle zone di volo, l’Italia presenta alcune peculiarità. Qui, gli operatori devono scaricare manualmente le mappe ufficiali dal portale D-Flight, gestito da ENAV, e caricarle nel radiocomando per i droni dotati di marcatura di classe (C1-C6). Per i droni senza marcatura (C0, C4), resta l’obbligo di consultare il sito D-Flight prima del volo.
Un nuovo equilibrio: libertà e responsabilità
Questa trasformazione segna un passaggio cruciale: DJI affida agli operatori la piena responsabilità delle proprie operazioni.
Le restrizioni geografiche preventive lasciano il posto a strumenti di gestione del rischio più avanzati, come il Remote ID, un sistema che consente alle autorità di identificare e monitorare i droni in tempo reale, e le autorizzazioni di volo automatizzate.
DJI continuerà a offrire supporto educativo agli operatori, con notifiche e avvisi informativi durante le operazioni di volo, ma senza più limitare direttamente l’accesso ai cieli.
Un passo avanti per il settore dei droni

DJI utilizzerà una zona di avviso avanzata arancione per segnalare le zone di restrizione del volo (no-fly zone) come aeroporti, basandosi sui dati ufficiali di ciascun paese. Per volare in queste zone, il sistema GEO richiederà all’operatore di sbloccare la zona, ma non sarà necessario un account DJI verificato o una connessione Internet.
L’eliminazione del sistema di blocco da parte di DJI è una risposta alle crescenti richieste di flessibilità da parte degli operatori e alla maturità normativa del settore. Il cambiamento rappresenta una sfida per i piloti, che ora dovranno conoscere e rispettare le zone geografiche UAS ufficiali pubblicate su D-Flight.
Questa evoluzione potrebbe aprire nuove opportunità per il settore commerciale e per gli appassionati, riducendo le barriere operative senza compromettere la sicurezza. Per molti, si tratta di un cambio di paradigma che sancisce la transizione verso una gestione più consapevole e autonoma dei droni, in linea con le migliori pratiche internazionali.
Con questa mossa, DJI consolida la sua posizione di leadership e dimostra di voler collaborare con le autorità e gli operatori per creare un ecosistema più aperto, responsabile e sostenibile.
[Credits: DJI]
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