
Trattamenti fitosanitari con drone: in Emilia Romagna prove su cipolla, vite e pomodoro
Negli ultimi anni, l’agricoltura italiana sta vivendo una vera e propria rivoluzione tecnologica. Uno degli strumenti più promettenti per la gestione sostenibile delle colture è il drone, protagonista di una sperimentazione d’avanguardia in Emilia Romagna. Il Servizio Fitosanitario regionale, in collaborazione con il Centro di Saggio Astra Innovazione, sta infatti conducendo prove di applicazione di prodotti fitosanitari su cipolla, vite e pomodoro, con l’obiettivo di raccogliere dati utili a modificare una normativa che, ad oggi, vieta l’uso dei droni per questi trattamenti.

Trattamenti fitosanitari con drone: al via la sperimentazione ufficiale in Emilia-Romagna con il supporto di Aermatica3D.
Perché i trattamenti col drone sono vietati in Italia?
La normativa italiana, in linea con la Direttiva 2009/128/CE, vieta l’applicazione di fitofarmaci tramite mezzi aerei. Questa regola, nata per impedire i trattamenti con elicotteri, ha però avuto come effetto collaterale il blocco anche dei droni, mezzi agili e precisi che potrebbero offrire numerosi vantaggi agli agricoltori.
I vantaggi dei droni in agricoltura

I droni hanno la possibilità di trattare ampie superfici in poco tempo, anche quando il terreno non è carreggiabile, oppure in situazione di forte pendenza, come nei vigneti.
I droni, come il DJI Agras T50 protagonista delle prove in Emilia Romagna, possono trattare ampie superfici in tempi ridotti, operando anche su terreni difficili da raggiungere con i trattori, come quelli alluvionati o con forti pendenze (tipici dei vigneti eroici). In situazioni di emergenza, come le recenti alluvioni in Romagna, i droni potrebbero rivelarsi fondamentali per salvaguardare le produzioni agricole.
La sperimentazione in Emilia Romagna
La sperimentazione, avviata nel 2024 e destinata a proseguire anche nel 2025, riguarda tre colture strategiche: cipolla, pomodoro da industria e vite. Le prove vengono svolte in diversi contesti territoriali, dalla pianura di Piacenza alle colline di Predappio, per valutare l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti in condizioni ambientali differenti.
Focus sul fattore deriva

I primi dati raccolti hanno evidenziato una minore deriva del trattamento con drone rispetto ai mezzi convenzionali e una minore bagnatura della chioma.
Uno degli aspetti più cruciali e delicati nell’applicazione dei prodotti fitosanitari è la deriva. Si tratta, in sostanza, della quantità di prodotto che, invece di raggiungere la coltura bersaglio, si disperde nell’ambiente circostante. Per garantire la sicurezza ambientale, il Ministero della Salute richiede dati certi che attestino la comparabilità dei trattamenti con drone rispetto a quelli eseguiti con le tradizionali barre irroratrici.
A tal fine, durante le prove condotte su colture di cipolla, sono state delimitate diverse parcelle. Alcune di queste non hanno ricevuto alcun trattamento, altre sono state trattate con metodi tradizionali e, infine, altre ancora sono state irrorate tramite drone. Attraverso l’impiego di cartine idrosensibili e tamponi, i tecnici hanno potuto misurare con precisione sia la qualità della copertura fogliare sia la quantità di prodotto depositato sul terreno.
I primi risultati, sebbene ancora parziali, si sono rivelati incoraggianti. Infatti, in condizioni ambientali ottimali, la deriva è risultata paragonabile a quella riscontrata con i trattamenti tradizionali. Le cartine posizionate a soli 3 metri dalla zona trattata hanno rivelato una presenza di gocce perfettamente in linea con gli standard previsti, mentre a 5 metri la dispersione è stata minima e, a 10 metri, praticamente assente.
Innovazione e sicurezza

Il drone utilizzato per il trattamento e messo a disposizione dalla Ditta Aermatica 3D.
Il drone utilizzato, il DJI Agras T50 fornito da Aermatica 3D, è dotato di un carico utile di 40 kg e di ugelli rotativi che garantiscono una distribuzione precisa del prodotto. L’irrorazione avviene a un’altezza di 2,8 metri dal suolo, con un volume di bagnatura di 100 litri per ettaro e una dimensione delle gocce di 300 micrometri.
Queste caratteristiche rendono i droni strumenti estremamente versatili, ma richiedono anche prodotti fitosanitari formulati ad hoc, come sottolineato dagli esperti del settore.
Trattamenti fitosanitari con drone: prospettive future

L’iniziativa si inserisce nel contesto dell’agricoltura 4.0 che punta ad ottimizzare le produzioni dal punto di vista dell’efficienza e della sostenibilità, attraverso l’integrazione con le nuove tecnologie.
Le prove in Emilia Romagna rappresentano un passo fondamentale verso una normativa più moderna e attenta alle innovazioni tecnologiche. Se i dati continueranno a essere positivi, i droni potrebbero diventare alleati preziosi nella difesa delle colture, garantendo trattamenti più rapidi, sostenibili e sicuri, soprattutto in condizioni di emergenza.
L’auspicio degli operatori è che i risultati di queste sperimentazioni possano convincere i ministeri competenti ad aggiornare la normativa, permettendo così all’agricoltura italiana di sfruttare appieno il potenziale dei droni.
[Credits: Aermatica3D]
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